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      Da le spalle legata con un nodo.
      Onde si dice ancora gli avari viver sordidamente; come quelli, che si pascono agramente e di cibi vili. Cosi i colori parte son detti da i luoghi: come il Puniceo, il Tirio, il Sorano, Indico, Melino, Spagnuolo, Bonico, Modanese; de' quali s'è ragionato. Colossino da Colosso città in Troade; ove si tinge una sorte di lana, che rappresenta il fiore detto Ciclame: il quale parimente, quando è chiamato Rapo, quando Pomo della terra, e Tubero, e da Cosentini figliuolo della terra. Questo fiore è tra candido e purpureo. Alcuni prendono il nome da i metalli: come piombeo, ferrugineo, argenteo, o argentino, & aureo. Et anco molti lo presero dalle piante: come oltre al Feniceo, che è Palmeo, e il Serampelino, il Bosseo. V'è il roseo, cioè rosato, il Giacinthino: Hisgino da un'herba chiamata Hisge. Il Coccino, e'l Sandicino all'uno & all'altro somigliante; e parimente il violato; che è detto medesimamente Ianthino. Onde il Tiriantino, come dimostra il nome, è fatto della porpora, e della viola. Aggiungesi a questo il Croceo: onde una sorte di vesti, fu chiamata Crocotula: come da Caltha Calthula; e dal bisso, sorte di lana sottilissima, il Bissino: erano tutte queste di color luteo cioè giallo; ma la bissina risplendeva, come oro. Fu anco in uso una sorte di veste, che dal citro si chiamava citrina, & una certa di color candido; la quale da Lucilio, scrittor di Satire, opponendo egli ciò per biasimo a Torquato, fu detta papaverea. Trovasi anco un'altra sorte di veste detta galbina dal galbano.


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Dialogo dei colori
di Lodovico Dolce
1565 pagine 133

   





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