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      Vestir superba e leggiadretta gonna.
      Cosi ti prego per la spoglia altera,
      Che vesti del Leon; per la gran forzaDi queste tue robuste invitte mani;
      Per le pungenti, acute, aspre saetteDa li fugaci augei mal conosciute
      Fin sopra l'aere e le piu alte nubi.
      Fa che di tal desio men vada altera.
      So, che l'ampia palude non ti tenneSì, che de gli horti Hesperidi, malgrado
      Di tutto, non recasti i ricchi pomi:
      Cosi l'audace Ninfa ambe le bracciaGettò al robusto collo di quel fiero,
      E fece sì, ch'egli raccolse il pesce,
      Che havea gettato dentro l'onde: & egliPrimo tinse la lana di quel sangue,
      Onde poi s'adornò per tutto il mondo.
     
      MAR. Questa è assai ingeniosa, o almeno piacevole favola. Ma seguita.
     
      COR. Finalmente alcuni colori sono detti da diverse cose: come igneo, e flammeo dal fuoco, e dalla fiamma. E cosi il Sole e'l suo cerchio è chiamato da Attio e da Catullo. Onde il color del Sole, e perche tale si dimostra, e per l'autorità di questi due, si puo chiamar flammeo cioè infiammato. Dal cielo, come io dissi nel principio di questo ragionamento, deriva il ceruleo, il marino, e'l Thalassino dal mare. Dall'onda il Cimatile, e Cimathio: e'l medesimo colore è in tutti questi. Oltre a questi dall'arco celeste, che si dice nuntio della pioggia. Hialtrio, che etiandio è detto nitreo, niveo, marmoreo, latteo, dal vetro, dalla neve, dal marmo, e dal latte: & anco eburneo dall'avorio. Dal cui candore fu nominato dalla candidezza del corpo un certo Fabio. Oltre a cio l'Amithistimo fu già in uso, il Sandaricino, il sanguineo, e l'herbido.


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Dialogo dei colori
di Lodovico Dolce
1565 pagine 133

   





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