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      Spesso dal sonno lagrimando desta.
      chiamollo anco velo.
      Quale a mirar il suo leggiadro veloEt altrove,
      E quel leggiadro velo;
      Che per alto distin ti venne in sorte.
      E ne' Trionfi:
      Che poi c'havrà ripreso il suo bel velo,
      Se fu beato a chi la vide in terra;
      Hor, che fia adunque a rivederla in cielo.
      Il Bembo:
      O per me caro, dolce, e lieto soloQuel dì (ne puo tardar, s'ella n'ascolta)
      Ch'io squarcierò questa povera gonna.
      Chiamollo similmente il Petrarca scorza:
      E quella dolce leggiadretta scorza,
      Che ricopria le pargolette membra:
      Ben che qui si puo intender semplicemente per vesta: onde ben disse l'Ariosto ferrigna scorza. Ma per tornare alla prigione, ella potrebbe significar, come dicemmo.
     
      MAR. Soviemmi, che Dante chiamò la pelle, che fascia le carni, vagina delle membra, quand'egli disse:
      Entra nel petto mio, e spira tue,
      Si come, quando Marsia trahestiDa la vagina de le membra sue.
     
      COR. Questo Poeta è ripieno di molte belle figure e modi di dire, e assai Metaforico: comeMa, se le tue parole esser den seme,
      Che frutti infamia al traditor, ch'io dico,
      Parlar e lagrimar m'udrai insieme.
      È anco dolcissimo in alcuni luoghi: comeDopo la tratta d'un sospiro amaro
      A pena hebbi la voce, che rispose;
      E le labbra a fatica la formaro.
      Piangendo dissi, le presenti coseCol falso lor piacer volser miei passi
      Tosto, che'l vostro viso si nascose.
      Et ella, se tacessi, o se negassiCio che confessi, non fora men nota
      La colpa tua, da tal giudice sassi.
      Ma, quando scoppia da la propria gotaL'accusa del peccato in nostra corte,


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Dialogo dei colori
di Lodovico Dolce
1565 pagine 133

   





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