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      Ma è molto ingenioso, sia di cui si voglia. E il concetto è questo. Quando mia madre di me gravida mi portava nel corpo, dimandò a gli dei quello, che doveva partorire. Febo le disse, che sarebbe stato un maschio, Marte una femmina, e Giunone ne l'uno, ne l'altro: & essendo poi io nato, fui Hermafrodito, cioè haveva l'uno e l'altro sesso. Essendo in buona età, vidi un giorno un'arboro, che faceva ombra a un fiume, sopra il quale montai: e per aventura mi cade la spada, che io haveva di lato, & io volendo tenerla, caddi similmente. Ma i piedi rimasero attaccati a i rami, e la testa andò giu nel fiume, essendo ferito dalla punta della spada. Cosi io, che fui huomo, e femina, ne l'uno ne l'altro, sostenni tre morti, dell'arbore, della spada, del fiume.
     
      MAR. Io stimava, che tu mi dovessi dire questo senso in altretanti versi volgari. Il che poi non hai fatto, dichiarami questi altri.
      Tu, qui secura procedis mente parumperSiste gradum quæso, verbaque pauca lege.
      Illa ego, que quondam fuerat prælata puellis,
      Hoc Homonea brevi condita sum tumulo.
      Cui formam Paphiæ charites tribuere decoram;
      Quam Pallas cunctis artibus erudijt.
      Vix dum bisdenos ætas mea viderat annos,
      Iniecere manus invida fata mihi.
      Nec pro me queror hoc, mors est mihi tristior ipsaMœror Atimechis coniugis ille mei.
     
      COR. Prega questa donna, che colui, il quale passa con sicura mente, alquanto si fermi, e legga queste poche parole, le quali sono. Io Homonea, la quale gia vivendo, era anteposta alle altre giovani, sono chiusa in questa breve sepoltura.


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Dialogo dei colori
di Lodovico Dolce
1565 pagine 133

   





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