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      La qual cosa osserviamo, poichè, tra i segni della mente non sana, è pure da annoverarsi la deficenza, più o meno totale, di quel sentimento che insegnò all'uomo il sapone e la scopa, la decenza nei modi, il pudore nelle espressioni.
     
      Quanto diciamo dell'imperizia artìstica, può anche valere per la sgrammaticatura letteraria, la quale pure, quando è isolata, non dà altro indizio che della ignoranza di chi la commette. Ora, ignoranza non è mai stata demenza: trovi anzi, non raramente, in iscritti di quasi-analfabeti maggiore buon senso che nei volumi di parecchi filòsofi, di un Quìrico Filopanti ad esempio. Un sorriso e non più, mèritano quindi i farfalloni grammaticali di cui sono assiepate moltissime relazioni annesse ai bozzetti e noi non c'inquieteremo davvero per il concorso imbandito al mondo del n. 214 (Optimus ille est qui minimis urguetur), pei leoni di marmo colchi del 253 (al Re ed alla patria), tanto più che il loro descrittore vorrebbe posto il monumento in piazza di Tèrmini affine di non dar disturbo; pel gioco d'aratro del n. 147 (Fr. Romaniello); per l'òrdine romano, scelto dal n. 222 (ars longa, vita brevis) come il più venusto ed eròe; nè ci formalizzeremo se gli autori del n. 40 (Pinaroli I. ed Enrico) hanno mutato tutti i q della lor relazione in altrettanti e. Quando però alla scorrettezza puramente grammaticale si allea o si sostituisce quella delle idèe, è un altro pajo di màniche, e l'ignorante lascia il posto al cretino o al mattòide. Ecco quindi il sig.


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I mattoidi
Al primo concorso pel monumento in Roma a Vittorio Emanuele II
di Carlo Dossi (alias Carlo Alberto Pisani Dossi)
Sommaruga Roma
1884 pagine 47

   





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