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      Č di stile che sfida ogni descrizione. Sullo schizzo sta scritto: Concetto a colpo d'occhio-Due granatieri di bronzo, ai lati del monumento - cosė spiega l'autore - stanno impiantiti, in atteggiamento stanco, su due tamburi dello stesso metallo... col kepė indietro, in modo da lasciar vedere ciocche di capelli bagnate di sudore, ossėa in quel riposo-arm, comandato da Vittorio Emanuele. [7]
     
      Ma procediamo un passo pių addentro nell'ānimo di questi egregi signori, e, giacchč vōgliono ad ogni costo onorarci delle lor confidenze, ascoltiāmole. Non prenderemo nota, perō, della scusa di non aver potuto, per mancanza di tempo, presentare completi lavori o di non čsservisi dedicati che ad intervalli, nč dell'affermazione di non aver fatto il progetto che dopo maturo esame, circostanza aggravante, o che il progetto fu accolto con deferenza dalla Casa Reale e dal giornalismo, tentativo di corruzione. Sono scuse troppo comuni, sono affermazioni sbugiardate presto dal fatto. Piuttosto compiangeremo quel pōvero n. 291 (V) al quale una quantitā d'inaspettate vessazioni impedė d'inviare de' competenti disegni, e quel n. 163 (Hanc ratus sum partem meam) che, nel medčsimo caso del suo collega, si lėmita ad incolparne gli incōmodi che sono attinenti alla sua avanzata etā. Non sappiamo, peraltro, che farci se il signor Cānfora (n. 294) non sia nč ingegnere, nč architetto, ma solamente inspirato da Dio, e se il signor Giacinto Carmelo di Francesco (n. 237) si affacci al concorso sfornito di severi studi essendo la sua professione di sčmplice ebanista.


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I mattoidi
Al primo concorso pel monumento in Roma a Vittorio Emanuele II
di Carlo Dossi (alias Carlo Alberto Pisani Dossi)
Sommaruga Roma
1884 pagine 47

   





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