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      Sei statue però saranno solamente precarie, con riserva di mutarle in perpetue alla morte delle illustrazioni clie rappresèntano, (come Sella, Mamiani ed altri da destinarsi) qualora si troveranno degne di salire sul piedistallo. Si vede che il purus mathemàticus intèrpreta alla lèttera i translati poètici. Per timore poi che qualche bell'umore prenda quella sua gagliarda concezione per quel che sembra, ossia per un giuoco di birilli, e vi faccia occasionalmente alle palle, il prof. Tezza si dà premura di osservare che, se il monumento non sarà guardato da costanti sentinelle, dovrà èsser protetto da una grande cancellata di ferro.
     
     
     
     
      Ove speme di gloria agli animosiIntelletti rifulga ed all'Italia,
      Quinci trarrem gli auspici.
     
      Anche il n. 88 predilige gli edifici sèmplici e sodi e prende esempio dalle rudi ma pur maestose costruzioni dei prischi quiriti che sfìdano la eternità. L'autore, convinto, perciò, di avere trovata la vera ed appropriata ìndole del monumento che deve concretinizzare la gloriosa apoteosi del risorgimento italiano, propone di estòllere in cima dei sette colli una gran cassa quadrata di pietre, senza cornici nè altri risalti, una specie di bigattiera o di gabbia per uccelli di sasso, ch'egli chiama torre retto-quadrangolare, destinata a trasportarvi e collocarvi le preziose spoglie del Re al sicuro dai voraci flutti tiberini. Tutto, in questa mole, è quadrato e cùbico; ciò nonostante, l'autore confida che le statue e i busti innùmeri in marmo bianco e i dòdici candelabri per l'illuminazione e i blasoni delle città d'Italia col rispettivi colori e le iscrizioni in bronzo dorato, romperanno la moltèplice uniformità delle continue rette, facendo risaltare il fondo roseo della nuova Tarpèa granìtica e rilevare la voluta mesta impressione monumentale.


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I mattoidi
Al primo concorso pel monumento in Roma a Vittorio Emanuele II
di Carlo Dossi (alias Carlo Alberto Pisani Dossi)
Sommaruga Roma
1884 pagine 47

   





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