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      I giardini che fan corona al laghetto, verranno divisi tra le principali persone domiciliate a Roma. Ciascuna avrà l'esclusivo uso del suo giardinetto. Naturalmente - soggiunge l'autore - il monumento sarà collocato dove ci sia dell'acqua, non però troppo in vista, perchè il continuo aspetto del medèsimo lo renderebbe stucchèvole. Non si dissìmula che la sua idèa non possa venir presa in alcuna considerazione; spera pur tuttavìa che la Casa Reale concorrerà nella spesa e conclude, osservando che trova inùtile di presentare il modello del suo progetto essendochè, dalla lettura del manoscritto, ciascuno può dire di avere dinanzi a sè il monumento.
      Ne offre, in ogni modo, la pianta che è questa:
     
     
     
     
      Hanc ratus sum partem meam
     
     
      1. Casa per i custodi del monumento.
      2. Pianta della chiesa.
      3. Loggiato.
      4. Gradinata.
      5. Strada.
      6. Piazzale.
      7. Statua equestre.
      8. Statue minori.
      9. Giardini.
      10. Marciapiedi.
      11. Balaustrata.
      12. Lago.
      13. Barche.
      14. Tempietto.
      15. Ingresso.
      16. Piazzale.
      17. Strade.
     
     
      N. B. - I punti isolati che sono in questa pianta, denòtano il luogo ove si dèbbono piantare gli alberi.
     
      L'altra preziosità del concorso è il sig. Arìstide Mariani (n. 197) il quale ha rivestito di creta una faragginosa pignoccata, pinza di roba allegòrica, che poi spiega partitamente in una voluminosa relazione. Ringraziata la sorte per aver potuto misurare le forze in così grande arringo, il sig. Arìstide comincia a distìnguere fra lavori obbiettivi e subiettivi, disserta sui quattro sensi in cui si dèbbono intèndere le scritture de' nostri antichi poeti, fà una passeggiatala tra i Volsci, i Rùtuli, i Greci, i Latini, gli Etruschi, e, ripromettèndosi compatimento se le dèbol leve del suo ingegno non gli permìsero di elevarsi quanto avrebbe meritato la natura dell'àrgomento, nonchè sperando che gli sarà riconosciuta la schietta e calorosa manifestazione dell'ànimo suo, addita, come acconcio monumento, un tessuto ùnico e complesso) intricatìssimo, un vero intreccio dinàmico di linee quale soltanto potrebbe riscontrarsi nella volta celeste, un intreccio insomma da formare ciò che dìcesi una epopèa, il quale cùmolo è il vero monumento da erìgersi al padre della patria.


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I mattoidi
Al primo concorso pel monumento in Roma a Vittorio Emanuele II
di Carlo Dossi (alias Carlo Alberto Pisani Dossi)
Sommaruga Roma
1884 pagine 47

   





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