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      Arrighetta stava nicchiata nel carrozzino, tenendo chiusi gli occhi, e abbandonando una mano in una di donna Giacinta: tratto tratto, fievolmente chiedea "vèngono?"
      Ci fu un istante in cui la vecchia signora strinse più forte la mano alla nuora. Avea veduto sul màrgine della via, contro di un paracarri, un mìsero tamburino, lungo e disteso, con aperte le scarpe. Ivi, egli era stato raggiunto da colei che fuggiva... Fuori un lume di più!
      E, appresso, nuove deplorèvoli scene. I campi, di quà e di là della strada, comìnciano ad èssere sparsi di fantaccini abbattuti dalla fatica. Oh fòssero prima fuggiti! Poco manca a svoltare, quando il cocchiere tràe i cavalli da lato, e ferma.
      Èccoli fà con un dèbole grido Arrighetta, e cade in delìquio.
      Ma, no; non è ancora il nemico; una cinquantina invece di nostri, stracciati, infangati. Dio! Chi avrebbe in essi riconosciuto quegli arcigni sott'-ufficiali, che scrupolosi contàvano ogni mattina i bottoni alla soldaterìa; o que' lucenti sopra-ufficiali, che si atteggiàvan superbi e nelle sale e nei corsi? Passàrono alla rinfusa, avviliti, volgendo sospettose occhiate al calesso.
      Il quale, due ore dopo, entrava in Montalto. Assieme entrava quaggiù il nostro Alberto Pisani. Egli nasceva, giallo come un limone, tinto dalla paura della sua mammina, e, a pena salpato, pianse: forse, perchè sentiva di cominciare a morire, forse perchè, miglia e miglia da lui, sull'orlo di un ruscelletto, giaceva intanto supino un uomo, toccato in fronte dal piombo, con le spalline strappate e le saccoccie rovescie.


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Vita di Alberto Pisani
di Carlo Dossi
pagine 177

   





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