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      sclamò; e stette lì muto; poi: me l'hanno dunque accoccata? (e dopo un altro silenzio:) me la pagheranno! Tolse, disotto dalla poltrona, il cilindro, salutò secco, e partì.
      I risultati del quale collòquio, per quel che riguarda la Giulia (che fu la burlona) non so; circa ad Alberto, essi vènnero oltre in una lavata di capo in famiglia, e lavata solenne, inquantochè avea la nonna a castigar nel nipote anche il di lei violente morbìno; caso, vero riscontro a quello del gatto di una vecchia mia zìa, il quale, avendo nell'anticàmera usufruito il nicchio di don Spiridione Badèrla per certo suo affare, ebbe tante più botte dalla padrona, in quanto, ella tra sè, applaudiva a due mani lo spiritoso trovato.
      Ma il nostro Alberto, che non potea vedere di nonna se non il difuori, addolorò del rabbuffo: intanto, la stizza gli ritornava il Balotta, già pei cìnque minuti tiranno da teatro diurno, in un pensionato con le cigne e le staffe; e la mira fanciulla in una qualùnque popòla, che rattoppava camicie ed attaccava bottoni.
      In conseguenza, la poesìa di lui si fe' disperata; e, come gli è vizio d'ogni scrittore... che dico! d'ogni uomo, l'erìgere sè, in tutto, a unità di misura, così il nostro amico infilò migliaja di versi per annunciare Virtù ed Amore riascesi in grembo ai celesti, il mondo... fango, opra terrena... vana (epperchè scrìverlo allora?) ed in una certa canzona, lunga come la broda de' Luoghi Pii, provò che mille e mille sciagure avèano fatto del cuore di lui una pòmice, sì conchiudendo:


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Vita di Alberto Pisani
di Carlo Dossi
pagine 177

   





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