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      Forse, sono ancora il villano che, innamorato della sua nigra sed non formòsa Madonna, guarda indifferente una di Raffaello o Correggio. E, fòssero cotesti clàssici anche letame, non feconda il letame?
      Così, cercando persuadersi a forza di metaforuccie che il male era sano, tirava innanzi a inghiottire le più insulse scritture. Senonchè, quelle che riuscìvano ai palchi della librerietta sua, èran poche; alcune, mèssevi a prova, ne venìvan rimosse prima dei quaranta dì. E dalla mente di lui?
      O beata ignoranza! sòlida volta che celi orrìbili abissi; per te si cammina sicuri, nè si cade mai. Povertà non teme indugiarsi a ora tarda pei boschi; se chiude la porta, è solo in riguardo dell'aria.
      Mirate invece frutti del troppo studiare! dico in arte, intendete. Anzitutto, spendiamo il terzo migliore della vita nostra, quello di amare e creare, nelle cantine e nei spazzacasa, in busca di code di sorci e di capocchie di chiodi. Quando poi ci sovviene d'avere sul collo una testa e nella testa un cervello, la nostra originalità (primo tesoro a ciascuno) è svanita; noi, pensiamo secondo vuole la rima, facciamo a ricetta; oppure, incapati a seguire le orme di qualche grand'uomo, gettiamo la rimanente vita senza alcun prò. Per fare il Manzoni, èccoci Carcanini!
      E alcuna volta si apprende, dopo un lunghìssimo rigirìo, che, fiori, sìmili a quegli essiccati che noi cercavamo di rinfrescare, venìvan su a dispregio nel nostro giardino; che quella chiave, per cui frugavamo tutta la casa, era là, dove meno ci si pensava in una tasca di noi.


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Vita di Alberto Pisani
di Carlo Dossi
pagine 177

   





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