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      Dùnque, Alberto, di una signorile andatura, più non pensando che le sue quattr'assi, forse, èrano già in magazzino, si avvìa al teatro. Correva allora la moda pel cìrcolo equestre: egli vi giunge e solleva la pesante imbottita della porta di strada, di Dio sa quanti sospiro, cui la moglie moriva dalla febbre e dal freddo.
      Al dispensino stava un biondone, acceso di colorito. Per il momento si limitava a vènder biglietti. Bastò un'occhiata di lei a confòndere Alberto; al quale se aggiungi un pajo di guanti nuovi strettìssimi, comprenderai quanto dovesse penare a produr fuori il borsino e ad aprirlo. Pagò. La dispensiera, con il biglietto, gli rendette de' spìccioli; egli se ne allogò, uno nella tasca di destra, un altro in quella di manca, e, come gliene avanzava fra mani un terzo, chiese una sedia.
      Trois francs ella disse nel presentargli un secondo biglietto.
      Alberto ricomincia la pesca; gli manca una lira; fruga di quà, tasta di là, crede di averla scoperta... È un soldo.
      Arrossa; torna a cercare con rabbia. Pur finalmente trova; e paga.
      Senonchè, allontanàtosi dal dispensino e tentando cacciarsi in una finta di tasca quel maledettìssimo soldo già scambiato per lira, esso gli sfugge, e pirla sul pavimento. Ma Alberto, schiavo dell'àbito, non se ne dà per inteso.
      Signore! sclama un monello, venditor di giornali, corrèndogli appresso.
      Alberto dovette ristare. Il ragazzino gli presentò la palanca. E Alberto, più confuso che mai, se la mise in saccoccia!... Il ragazzino gli tenne dietro con gli occhi, tra il disappunto e l'offeso.


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Vita di Alberto Pisani
di Carlo Dossi
pagine 177

   





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