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      E questi era giù, la camicia slacciata (il che scopriva degli agnus), col muso ancor mezzo dipinto e mezzo verd'aglio. Lì accosto, i due pòveri bimbi sotto di un asse, uno per capo, aspettando; in fondo, il donnone, floscio carname, in ginocchio, che legava un fardello.
      E, tra i curiosi, Alberto. L'occhio di cui, più che a tutt'altro, indugiò sulla faccia di uno dei due tormentati piccini, faccia sparuta, smorta, ma intelligente che mai. Poterne cangiar l'avvenire, quale felicità! E, Dio sa che cammino di gloria gli si sarebbe dischiuso!... Una frasuccia bastava...
      Ma la frasuccia non venne, ma Alberto si allontanò.
      Chè a lui mancava qualch'altro da rivedere, pur non sapeva dir che. Proprio, come allorquando s'ha una parola da proferire, se ne conosce il suono, se ne conosce il valore, ma non c'è verso di spiccicarla; notando poi, che la cosa, cui tal parola è veste, torna, apparendo, moltìssime volte inaspettata.
      La quale cosa, ad Alberto (che svoltava in un vìcolo) fu 'na tosetta, seduta sullo scalino di una portella, fisa a un collo di fiasco, rimàstole in mano: a terra, dinanzi a lei, cocci di vetro ed una traccia di rosso.
      La cassierina! Perchè sì assorta? Già, era vano di attèndere una di quelle fate benigne, le quali, a bei tempi andati "splif splaf" avrebbe, con un colpetto di verga, riuniti i ciapelli e riempiuto il pestone. Il vino continuava a colare. Ma ella non si moveva. Tanto fà! le busse non le avrebbe perdute. Se lei non andava, loro sarèbber bene venuti. Oh! per le busse, non la dimenticàvano!


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Vita di Alberto Pisani
di Carlo Dossi
pagine 177

   





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