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      Le quali, son due; una, che ha nome la Pinciroli, è piccolina, è osso-e-buco, e pensa alla provvista temporale dei cibi; l'altra, cioè madama Ciriminaghi, vera madre abbadessa, sempre su 'n poltronone, provvede allo spirituale, spaternostrando, snocciolando rosari, dicendo male del pròssimo.
      Ora, volete sapere una cosa?... ma, oè, miei ragazzi, stia tra noi: le due portinaje sono... riccone sfondate.
      Gua' che voi fate i larghi occhi! Voi, n'è? pensate a un asinello conia-zecchini, o a una borsa infinita? mi appongo o no?... Bene, voglio imbrogliarvi ancor più, aggiungendo, che le due donne, in barba ai lor sacconi di scudi, sono quel che si può felici.
      E il gran segreto, quale?
      Esse mèttono al lotto.
      Oh, ma è la volta del terno! dìcono poi con uno scrocchetto di lìngua i nùmeri sono bellìssimi e le si stìllano il capo intorno al come impiegare i venti-lire del rè.
      Madama Ciriminaghi amerebbe una casetta sul lago, in riguardo alla barca; la Pinciroli, una sulla montagna, per amor della vacca; lì si discute, e si sciorìnano in mostra di quello e questo i vantaggi; poi, si va a letto, e lietamente si sogna.
      Per il dì dopo, la Pinciroli ha rinunziato alla vacca, e si accòmoda al lago. S'aquista allora la casa, e si comincia a pensare in qual maniera disporla, in quale foggia acconciarla. Su un muro di quà, su uno di là, èccoti fuori un casone, indi un palazzo. In ogni sala, tappeti, grandi specchi, lumière. Tintìnnano i campanelli, accòrrono i servitori, attàccansi i tiri-a-quattro.


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Vita di Alberto Pisani
di Carlo Dossi
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