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      La giovinetta sentiva la presenza di Guido; stava, direi, in una attesa vaga, che la mano di lui le frisasse la spalla; e desiosa e temente. Oh! com'egli era gentile! La ostina non poteva fuggire di confrontarlo con que' suoi rozzi paesani, che non venìvan da lei se non per pigliare la sbornia e attaccar delle liti, e le dicèvano brutte e villane parole, e le buffàvano in faccia il lor ributtante tabacco. Poi, quanto bello! (quì la ostina aggricchiava). Essa ancor lo vedeva con quel suo viso aperto, dal velluto di pesca, il sorriso che rischiarava, la pupilla azzurrina, buona come la stessa bontà. Ma lui era ricco, lui! essa lavava i piatti!
      E lì, gonfi gli occhi, affisàvasi giù.
      Momenti, per tutti e due, di un acuto languore; momenti fuor dagli spazi e dai tempi, in cui scorgèano, in una, migliaja di cose e di affetti a indefiniti contorni; momenti, che la mùsica solo universal lìngua saprebbe narrare.
      Il silenzio, profondo; il cielo, stellato.
      E così stèttero? quanto?... Non guardai l'orologio. So tuttavìa che sarèbberci stati molto e molto di più, se dalla chiesa vicina non fòsser piovuti sulla osterìa, gravi, severi, lenti, ùndici tocchi.
      Quella, era una voce che rassegnata diceva "il tempo passa". E tàque.
      Ma, quasi contemporaneamente, udissi un trac nella stanza. Tosto, il grido aspro del cùculo ripetè l'ora.
      E questo, un corollario maligno alla sentenza del campanile. Parea dicesse "dùnque, svelti!" E, trac, l'usciolo si chiuse.
      La giovinetta si alzò con premura. Venne alla tàvola, tolsene una stoppiniera, e, tornata al camino, chinossi e l'accese.


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Vita di Alberto Pisani
di Carlo Dossi
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Guido