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      E, dopo due chiàcchiere e sulla salute ed il tempo, avea principio il dettato. Era curioso il notare com'ella facea fatica a dir bene, egli a scrìvere male. A volte, Enrico sostava a porre una domanda o un dubbio, o meglio, a consolarsi la vista; ed ella gli rispondeva turbata. Turbata? epperchè? perchè forse vedea che insegnava a un maestro? E, se sì, starsi zitta? a che?
      Appresso, si leggeva il dettato; capital punto della lezione. Allora, le due sedie amorose s'avvicinàvano sul quarto lato del tàvolo, cioè in facciatina all'egoista poltrona del babbo, e la bella ragazza, con l'imo di un tagliacarte, apriva la strada ad Enrico, mentre costui, spesso si diperdeva a mirare, non la parola, bensì le dita affilate che gliela indicàvano. E la ragazza: su, coraggio, signore; dica.
      Diàvolo d'un inglese! borbottava il papà. Tanto che lo scolare, tirato fuori dall'èstasi, accentuava la resiosa parola in modo, che se Aurora gentile fosse stata solo maestra n'avrebbe fatto tesoro.
      A volte poi, e' si sentiva solleticare da un capriccioso riccietto o titillare la guancia all'appressarsi della rasata di lei; ancora un pochino! e si sarèbbero tôcche. Serràvali in quella lo smarrimento medèsimo; èrano come ubbriachi: leggèvano machinalmente o almeno credèano lèggere, chè, davvero, che forloccàssero mai, Maggi neppure sarebbe riuscito a capire.
      Fortuna, che tutto l'inglese del babbo stava in beef-steack e roast-beef con la giunta dell'yes!
      Ma un dì, usando essi di fare anche un po' di diàlogo:
      Whom do you love?


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Vita di Alberto Pisani
di Carlo Dossi
pagine 177

   





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