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      Ed essi scčsero ed entrārono.
      Quantųnque la vaghėssima incognita avesse giā in Leopoldo occupato il posto migliore, tuttavėa, trovāndosi egli sė presso a colei, che sola poteva ancor chiamare parente, si sentė bāttere il cuore. Ecchč! Ines, forse, non era nč un velo di Tulle, nč una che curiosava ogni dove, nč un rompigloria a perchč? bensė di quelle creature devote, sentimentali, veri tiretti ai nostri segreti e manualucci di prātica filosofėa. Or, chi non sa che gli amanti han sempre a confidare qualcosa e sempre a dimandare consigli?
      In sulla scala, non incontrārono alcuno. Ma, al primo ripiano, il signor Camoletti, a una vecchia senza cuffia e in cartucce, che il salutō per nome e cognome, chiese:
      C'č donna Ines?
      La inserviente rispose, che le signore maestre e tutte le damigelle črano fuori a messa... "messa bassa" aggiunse per consolarli "vōgliono intanto sedere?" e lor dischiuse una porta con scritto su "Direzione".
      Ned essi rispōsero no.
      Rimasti soli, rimāsero anche in silenzio. Il signor Camoletti, accomodātosi in una sedia a braccioli, dopo di aver concrepate le dita alcun po', prese a mangiarsi furiosamente le unghie. Leopoldo girandolava la sala. Sulle pareti di cui, oltre il ritratto del rč, muso beatamente intontito, gonfio dalla lussuria, era una mostra (proprio una mostra) di adaquerelli e disegni, di prove di bella scrittura, pantōfole ricamate, ghirlande di fiori, quadri a margheritine, iscrizioni (evviva la direttrice! viva il suo onomāstico!) tutto disotto al vetro e in cornice; e, sopra i tāvoli e i tavolini, programmi dell'istituto, mazzi di fiori di carta, un cestino a viglietti da vėsita, in cui stāvano a galla quelli con la corona; poi, dentro uno stipo, un lucichėo di oro e d'argento.


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Vita di Alberto Pisani
di Carlo Dossi
pagine 177

   





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