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      E volle uscir con Enrico, chiacchierò tutta strada, e, allorchè si lasciàrono, lo riabbracciò e baciò.
      Guarda, bimbo fe' Enrico che per domènica a sera ti apposto. Siamo intesi, n'è?... E non mi fare capricci; se no!... se no, ti rapisco
      Oh! Alberto, per il momento, non avrèbbene fatti; sentìvasi troppo bene; e, appena a casa, volle riposti i bauli. La fantasìa di lui, prepotente, che in un bàttere d'occhio gli costruiva immensi edifici, salvo a lasciàrseli poi sgretolare da mille dubbi ed arlìe, glien erigeva ora uno, in foglie di rosa. Dal soddisfacimento che a Claudia fosse piaciuto il suo libro, passò all'inquieta speranza che a lei avesse anche a piacerne l'autore, poi, tolto il forse, sen persuase già amato, adorato, e, di maglia in uncino, riuscì a trovarsi impacciato della situazione. Altro è scrìver romanzi; altro, farne. Ed ei cominciò a star male, a cambiare di stanza e di sedia senza riposo, a uscire di casa per rientrare sùbito.
      Infine, ecco il dì posto; di lì a tre ore, la vìsita. Enrico Fiorelli, alle otto, ha da venire a pigliarlo, ed ella gli parlerà, sorriderà, gli stringerà la mano due volte. Oh potesse saltare a pie' giunti quelle tre ore!
      Ma quì si discopre una batterìa nascosta. Gli è il suo vecchio nemico, il dubbio. Quale impressione farà la presenza di lui a Claudia? Chè, la presenza è la prima se non in tempo in grado, delle commendatizie. Darai un due-lire a una birba artisticamente a strappi; mancherai di moneta per colui che non può, o non avverte, di far la macchietta.


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Vita di Alberto Pisani
di Carlo Dossi
pagine 177

   





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