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      Apparve una figura di donna, tutta di bianco, dalle mani intrecciate e guantate; i calzari di raso e un fazzoletto sul viso.
      Il martello sfuggì ad Alberto. Ei restò presso di lei rannicchiato; immoto e freddo com'essa. Sotto quel fazzoletto, era lo spasimato sembiante; avrebb'egli avuto coraggio di discoprirlo? E, quì, un serrato contrasto di sì e di no. Fe' per stènder la mano; la mano non gli ubbidì. Volea, ma non poteva; i polsi gli rallentàvano; momenti, durante i quali, il legame tra lo spìrito e il corpo era interrotto.
      Ma, infine, si riappiccò. E, Alberto, potè allungare la mano sul fazzoletto...
      Ella! Bianca del muto bianco della camelia, finamente aperte le labbra, gli occhi velati, si dormìa tranquilla, come se in luogo fuor dalle nubi del mondo. Parea sfinita d'amore. Morte, avèala fatta sua con un bacio lievìssimo.
      E a dire, che, proprio in questo momento, egli avrebbe forse potuto trionfando di lei e di lui attìnger la vita, tra le sue braccia di fuoco!
      Oh fosse, quel che vedea, un sogno!... Sì! lo dovea; sogno bene sensìbile, ben agghiacciante, ma sogno. Il ribrezzo lo strinse. E pensò ch'era un sogno, ma il grande, quel della vita, quello di cui ci svegliamo morendo se ci svegliamo.
      La fantasìa di lui infiammava; i suoi nervi strappàvano.
      Sì; ci svegliamo. L'ànima non può finire. Quella di lei, forse lì intorno, tristamente mirava il bel corpo dal quale era stata divisa... E se peranco indivisa? E se fluita al cervello, ùltimo spaldo?... Ma già il nulla si avanza da tutte le parti; ancora un secondo, ed ogni vita è scomparsa; e, sulla vita, si riunisce l'oblìo.


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Vita di Alberto Pisani
di Carlo Dossi
pagine 177

   





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