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      In tal caso, questa forza aerea deve, logicamente, essere posta, nei confronti dell'Esercito e della Marina, negli identici rapporti in cui sono rispettivamente posti Esercito e Marina.
      Evidentemente l'Esercito e la Marina, ossia chi si batte per terra e chi si batte per mare, debbono operare in vista di una unica finalità: quella di vincere, e perciò debbono operare concordemente, ma non dipendentemente. La dipendenza dell'uno dall'altra, o viceversa, non farebbe che diminuire la libertà di azione di una delle parti, e perciò il suo rendimento. Analogamente chi si batte per aria deve operare concordemente, non dipendentemente, da chi si batte per terra o per mare.
      Ho voluto accennare, fino da queste prime pagine, al problema generale che si agita in questo periodo di tempo, per dimostrarne subito l'importanza. Finita la guerra, ossia l'urgenza di fare per ottenere un rendimento rapido, se pure minimo, è necessario lavorare in modo tutto diverso; cioè studiare il modo di ottenere il massimo rendimento col minimo mezzo.
      La difesa dello Stato deve venire predisposta per mettere lo Stato nelle condizioni di sostenere, il più agevolmente possibile, un eventuale futuro conflitto. Ma, perché le predisposizioni risultino efficaci, è necessario che esse forniscano i mezzi adatti al carattere ed alla forma che presenteranno i conflitti futuri. Fondamento, dunque, delle predisposizioni atte a procurare allo Stato una difesa veramente efficace, sono il carattere e la forma che assumeranno i futuri conflitti.


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Il dominio dell'aria
di Giulio Douhet
De Alberti
1927 pagine 207

   





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