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      Dico: la grande guerra rappresenta un punto singolare della curva raffigurante l'evoluzione della forma delle guerre; da questo punto tale curva muta completamente direzione, sotto l'impulso di fattori completamente nuovi e completamente differenti da quelli che fino ad ora la determinarono; perciò il passato non c'insegna nulla per l'avvenire, e questo deve venire creato di sana pianta.
      Dico: se non si tiene conto di ciò, il Paese verrà sottoposto ad una quantità di sacrifici per apprestare la sua difesa, sacrifici che riusciranno inutili o di un reddito infimo, perché le sue difese non si dimostreranno adatte allo scopo.
      Queste affermazioni bisogna negare, se non si intende tener conto di quanto prospetto.
      Io domando: è vero o non è vero che il più forte esercito schierato sulle Alpi e la più forte marina battente i nostri mari non potrebbero fare alcunché di praticamente efficace per impedire ad un nemico, all'uopo preparato, di tagliare le nostre Armate e le nostre Squadre dalle loro comunicazioni e di apportare lo scompiglio ed il terrore in tutta Italia?
      A questa domanda bisogna rispondere: non è vero, se non si intende predisporre i mezzi adatti, all'infuori dell'Esercito e della Marina, per impedire tali azioni possibili ad un eventuale nostro nemico. A tale domanda, da lungo tempo, io ho risposto: è vero; ed è perciò che ho affrontato e studiato il problema che presentano le nuove forme ed i nuovi mezzi di guerra.
     
      Nota. - Nel 1909 scrivevo:
      A noi, che abbiamo vissuto finora inesorabilmente aderenti alla superficie terrestre; a noi, che abbiamo sorriso, quasi con compassione, agli sforzi dei pochi precursori che credevamo illusi, mentre erano dei veggenti; a noi, che possediamo solo eserciti e marine, deve necessariamente sembrare strano che l'atmosfera sia per diventare un campo di lotta non meno importante della terra e del mare.


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Il dominio dell'aria
di Giulio Douhet
De Alberti
1927 pagine 207

   





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