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      L'aviazione entrò in guerra più per tolleranza che per convinzione, più in ossequio all'opinione pubblica - più chiaroveggente delle autorità tecnico-militari - che per la persuasione che potesse servire a qualche cosa.
      Essa venne completamente abbandonata a sé, trattata come un servizio secondario, - da noi, per un certo tempo, venne messa alla dipendenza dell'Intendenza Generale!!!, - e gli S. M. non cominciarono ad accorgersene che quando cominciarono a cadere bombe sui Quartieri Generali.
      In tali condizioni quale impiego di quest'arma nuovissima poteva concretarsi? Evidentemente un impiego empirico e rispondente a scopi parziali e particolari, cioè ausiliari. Tutto ciò che l'aviazione fece durante la guerra, lo fece per merito ed iniziativa del suo valoroso personale, non ostante, e talvolta contro, l'azione delle alte autorità militari. Ma il personale d'aviazione non poteva abbracciare, nel suo complesso, il campo della guerra e doveva quindi limitare le sue visuali agli stretti campi ad esso aperti.
      Allorché qualcuno, come feci io, proponendo nel 1915 la costituzione di una A. A. nazionale e nel 1917 proponendo la costituzione di una A. A. interalleata, tentò richiamare le alte autorità militari alla considerazione dell'importanza del mezzo aereo come mezzo a sé in ordine agli scopi generali della guerra, le autorità militari non degnarono neppure di prendere la cosa in esame.
      In tali condizioni non poteva svolgersi, come non si svolse, una vera e propria guerra aerea: potevano svolgersi, e si svolsero, azioni aeree di carattere empirico, disordinato e caotico, perché dominate più dall'istinto che dal ragionamento.


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Il dominio dell'aria
di Giulio Douhet
De Alberti
1927 pagine 207

   





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