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      Di ciò, per ora, non intendo occuparmi, ed ho voluto semplicemente mettere in luce la necessità di numerose basi aeree unicamente per giungere alla conclusione che queste non possono essere che semplici e costituite essenzialmente da un conveniente terreno di atterramento.
      Le basi aeree da guerra non possono venire provvedute di ricoveri per gli apparecchi, sia perché non sarebbe praticamente possibile disporre di un numero così rilevante di ricoveri, sia perché le basi stesse verrebbero troppo facilmente identificate dal nemico. Gli apparecchi debbono quindi essere metallici e poter resistere alle intemperie: i grandi campi del tempo di pace dovranno essere abbandonati all'atto della guerra, o almeno dovranno essere abbandonati tutti quelli che alla guerra non potrebbero servire, il che praticamente è identico.
     
     
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      L'A. A. a terra deve scomparire perché a terra si trova in condizioni di inferiorità sempre, ed in un momento veramente critico non appena atterrata dopo una operazione. Questo momento critico può venire sfruttato da un nemico abile ed audace anche se inferiore di forze.
      Bisogna perciò che l'A. A. a terra sia largamente dislocata e il più che è possibile mascherata; di più: occorre che disponga di basi di riserva da utilizzarsi all'atto dell'atterramento quando qualche base, per effetto di un eventuale bombardamento nemico, non permetta più l'atterramento stesso.
      Inoltre, come abbiamo visto, occorre che l'A. A. possa disporre di diversi gruppi di basi per poter godere di tutta la sua libertà di manovra, e che possa cambiare facilmente la sua dislocazione generale.


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Il dominio dell'aria
di Giulio Douhet
De Alberti
1927 pagine 207