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      La barriera delle Alpi, se da un lato ci rende agevole sbarrare le porte di casa nostra, dall'altro, per il terreno difficile che presentano e per le poche strade che vi si internano, rende agevole ad un avversario, convenientemente armato nell'aria, il tagliare le nostre forze terrestri operanti in alta montagna dalle loro basi di pianura.
      Se si pensa seriamente a tutto ciò, è giocoforza convenire che, per l'Italia, è condizione indispensabile di sicurezza il dominare il proprio cielo.
      Eppure, ancor oggi, chi tenta dimostrare tutta l'importanza che, in un eventuale futuro conflitto, può assumere l'azione di una Armata Aerea, si sente dare del miracolista. Si ammette che il nemico possa mediante l'offesa aerea costringerci a sgombrare delle città, e non si ammette che questo risultato possa gravemente pesare sull'esito della guerra, come se un esercito schierato sulle Alpi non risentisse alcunché, per esempio, dallo sgombero di Milano, Torino e Genova, come se lo sgombero di una città si potesse paragonare a quello di un appartamento sia pure a due entrate. Si ammette che mediante l'offesa aerea si possa arrestare la produzione industriale, e si ritiene di poter ovviare a questo piccolo inconveniente trasferendo più lontano qualche stabilimento, quasi che, in guerra, tutti gli stabilimenti non dovessero intensificare la loro multiforme produzione. Si dichiara paradossale che una guerra possa venire decisa dallo spezzarsi delle resistenze morali di un popolo; eppure la grande guerra non si è ancora allontanata nei secoli, e la grande guerra non venne decisa che dallo spezzarsi delle resistenze morali dei popoli che vennero sconfitti.


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Il dominio dell'aria
di Giulio Douhet
De Alberti
1927 pagine 207

   





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