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      Gli eserciti non furono che i mezzi coi quali i popoli cercarono di disgregare le resistenze dei popoli avversari: tanto è che furono vinte quelle nazioni i cui eserciti conseguirono le più numerose e grandi vittorie e, quando vennero meno le resistenze dei popoli, gli eserciti o si sbandarono o si lasciarono disarmare ed una intera flotta si arrese intatta al nemico.
      Il disgregamento delle resistenze delle nazioni che, nella grande guerra, venne conseguito per via indiretta attraverso l'azione degli eserciti e delle armate, nelle guerre future verrà compiuto direttamente mediante l'azione delle armi aeree. In ciò consiste la differenza fra le guerre del passato e quelle dell'avvenire.
      Ed, in ordine al conseguimento della vittoria, avrà certamente più influenza un bombardamento aereo che costringa a sgombrare qualche città di svariate centinaia di migliaia di abitanti che non una battaglia del tipo delle numerosissime che si combatterono durante la grande guerra senza risultati di apprezzabile valore. Una nazione che, perduto il dominio dell'aria, si venga a trovare soggetta, senza possibilità di reagirvi con qualche efficacia ad offese aeree ripetute ed incessanti, che la colpiscano nei suoi elementi più delicati e più sensibili, qualunque cosa possano fare le sue forze di terra e di mare, deve necessariamente giungere alla convinzione che tutto è inutile e che ogni speranza è morta. Questa convinzione è la disfatta.
      Ma, anche ammesso, e non concesso, che il dominio dell'aria esercitato con forze adeguate, non possa, indipendentemente da altre circostanze, determinare la sconfitta dell'avversario è indiscutibile che il dominio dell'aria può apportare gravissimi danni materiali e morali al nemico, contribuendo efficacemente alla sua sconfitta.


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Il dominio dell'aria
di Giulio Douhet
De Alberti
1927 pagine 207