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      Che dolcezza in queste mura, che beltą nella vita, quando nei campi di Lombardia si muore per l'indipendenza italiana?
      Chi non invidia a sč stesso questa nobile fortuna di morire per l'Italia? Chi ricusa la celeste voluttą di vendicare la sua vendetta? Chi non s'infiamma all'alto pensiero di concorrere ad eseguire il decreto di Dio, il decreto della rigenerazione italiana? In questo punto si fonda la nostra nazionalitą, si conquista la libertą nostra, si edifica una gloria immortale! Deh! ciņ non sia senza noi! Deh! si accorra alla guerra della redenzione! Felice chi lascerą la vita per lei! Felice chi tornerą vittorioso, e udrą dirsi ammirando e piangendo di tenerezza: questi fu soldato dell'indipendenza d'Italia!
     
      Ancona, 30 marzo 1848".
     
      Da Lodi il Re mosse per Cremona, ove tenne Consiglio di guerra per deliberare sulle operazioni militari.
      L'esercito procedeva verso il fiume Oglio e arrivatovi il generale Bava faceva restaurare il ponte di Marcaria.
      Il Re si trasferiva a Bozzolo.
      Il giorno 6 aprile il generale Bava si avanzava verso il fiume e giunto verso le 9 in prossimitą di Goito ordinava ad un battaglione di bersaglieri di assalire i cacciatori austriaci che occupavano i colli; i nostri mossero impetuosi all'assalto e gli austriaci, abbandonate le posizioni, si ripararono entro Goito. Ordinata in schiera d'assalto la brigata Regina, e sopraggiunti i reggimenti della brigata Aosta, il generale Bava mosse contro Goito preceduto dai bersaglieri comandati dal generale Alessandro Lamarmora; questi appoggiati dall'artiglieria che battevano le case per cacciarne gli austriaci spalleggiati da due compagnie delle Real Navi, superati arditamente gli asserragliamenti costruiti dai nemici, penetravano nel paese; gli austriaci, parte rimasero prigionieri, parte corsero al ponte per difenderlo; i nostri bersaglieri e i Real Navi inseguono, passano a tutta corsa il ponte e, scesi sulla sinistra del fiume, s'impadroniscono di un cannone che il nemico nella precipitosa fuga non riesce a salvare.


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Ricordi di un garibaldino dal 1847-48 al 1900
di Augusto Elia
Tipogr. del Genio Civile
1904 pagine 508

   





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