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      Non chiedete vittoria che a Dio e al vostro ferro; non confidate che in voi. Chi vuol vincere vince.
      Su dunque, raccogliete fucili e spade, o italiani. Non sonore promesse, ma opere; non vanti passati, ma gloria avvenire.
     
      Genova, 18 ottobre 1848.
     
      G. Garibaldi.
     
      Da Genova s'imbarcò col proposito di recarsi in Sicilia.
     
      Ma il 25 di ottobre a Livorno ove Garibaldi aveva approdato, i democratici di quella città gli si misero attorno, persuadendolo a restare in Toscana ed a prendere il comando di quel simulacro d'esercito senza capo. Fu costretto ad acconsentire e, sbarcati i suoi, si recava a Firenze; ma quivi giunto si sentì sedotto dall'immagine di Venezia, sola combattente invitta per mare e per terra contro l'Austriaco. Dominato da questo sentimento, lasciava con la sua colonna Firenze, e s'avviava per Bologna col disegno di scendere a Ravenna e di là passare a dare il suo aiuto all'eroica regina dell'Adriatico.
      Ma era appena arrivato in Bologna, intento sempre a reclutare nuovi seguaci, ed a spiare l'occasione che gli schiudesse l'agognata via di Venezia, quando si sparse per tutta Italia l'eco dei tragici fatti di Roma; il 15 novembre Pellegrino Rossi veniva assassinato; il Papa, assediato nel Quirinale, rassegnato a subire un Ministero Mamiani; ma risoluto a non concedere di più; infine il 21 novembre Pio Nono fuggito a Gaeta; il governo affidato alle mani di una Giunta Suprema eletta dal Parlamento; la Costituente convocata.
     
      Un sì inatteso e violento mutamento nelle cose d'Italia, mutò anche tutti i piani di Garibaldi.


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Ricordi di un garibaldino dal 1847-48 al 1900
di Augusto Elia
Tipogr. del Genio Civile
1904 pagine 508

   





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