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      Agli austriaci occupanti le alture; alla squadra che batteva il forte cannoneggiando con potenti artiglierie, rispondevano con efficacia i nostri bravi dal Cardetto, dalla Cittadella, dai Cappuccini, da Marano, dalla Lanterna, da ogni luogo fortificato; i marinai e popolani senza conoscere la balistica eransi tramutati in un lampo puntatori meravigliosi.
      Nel profondo della notte dal 29 al 30 maggio gli austriaci lanciarono in città una spaventosa grandinata di bombe.
      Gli Anconitani, a giorno fecero una sortita; tre volte attaccarono nelle sue posizioni avanzate il nemico alla baionetta; i giovani parevano veterani, i veterani erano tramutati in eroi! sembrava ricostituita la compagnia della morte, rinnovante le tradizioni del libero comune, intrepida nelle audaci sorprese, negli scontri temerari, nello sprezzo della morte; i vecchi gli inabili alle armi, le donne fornivano le munizioni; i capitani di mare in corse pericolose rompevano il blocco, rifornivano i viveri.
      L'8 di giugno Wimpfen(39), mandava un messaggio al comune, che è documento del valore Anconitano, tanto più alto in quanto veniva dal nemico stesso. "Le truppe imperiali, esso dice, passarono per le romagne, per le marche senza incontrare ostacoli; ne trovarono solo avanti Ancona; si arrenda la città se non vuol essere distrutta".
      Ancona non si arrese; ma continuò la difesa colla forza rinnovata dalla disperazione.
      Il 15 giugno, trecento uomini comandati dai capitani, Gervasoni(40), Gigli ed Ornani, cuori ardimentosi, assaltarono Monte Marino alla baionetta; i nemici furono messi in rotta e l'altura rapidamente occupata.


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Ricordi di un garibaldino dal 1847-48 al 1900
di Augusto Elia
Tipogr. del Genio Civile
1904 pagine 508

   





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