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      L'impotenza sempre più manifesta dei partiti puramente rivoluzionari; la sfacciata complicità degli altri principati italiani collo straniero; la politica schiettamente nazionale del Piemonte e del suo Parlamento; il sangue già versato sui piani Lombardi; l'esilio del suo Re; la proverbiale lealtà di Vittorio Emanuele ai patti giurati; furono queste le vere ragioni che chiamarono provvidenzialmente la monarchia piemontese a capo della lotta nazionale.
     
     
     
      CAPITOLO XVIII.
     
      1859 - La guerra d'indipendenza.
     
      Il 1° dell'anno 1859 l'Europa veniva risvegliata dall'eco rumorosa dei pochi detti, pronunziati dall'Imperatore Napoleone III al conte Hübuer ambasciatore d'Austria:
      Mi duole che le relazioni col vostro governo non sieno così amichevoli come per lo passato; dite però all'Imperatore che i miei sentimenti personali verso di lui non sono punto cambiati
      .
      Era il preavviso della dichiarazione di guerra, e furono pochi quelli che non lo capirono. In Italia sopra tutto queste parole risvegliarono tutte le speranze alle forze sopite dal 49 in poi. I frutti delle alleanze di Crimea venivano a maturanza.
      Si attendeva con ansia febbrile l'apertura della Camera Sarda per trovare nella parola del Re Sabaudo un detto che confermasse le concepite speranze, e la parola si fece sentire così:
     
      Signori Senatori, signori Deputati,
     
      L'orizzonte in mezzo a cui sorge il nuovo anno non è pienamente sereno. Ciò nondimeno vi accingerete colla consueta alacrità ai vostri lavori parlamentari. Confortati dalla esperienza del passato, andiamo incontro risoluti all'eventualità dell'avvenire.


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Ricordi di un garibaldino dal 1847-48 al 1900
di Augusto Elia
Tipogr. del Genio Civile
1904 pagine 508

   





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