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      Cessato l'uragano fu deciso di fare uno sforzo supremo con un assalto generale per strappare al nemico il possesso di posizioni con tanto accanimento disputate; il piano concepito stava per essere posto in esecuzione con quella simultaneità da cui solo potevasi sperare vittoria.
      Il 14° era all'estrema destra, poi verso sinistra veniva il 7°, indi Aosta, poscia Casale, e un battaglione dell'8°, in ultima Acqui. L'8° battaglione bersaglieri col 14°, il 1° con Aosta, il 5° col 17°.
      Cerale, che quantunque ferito non si ritirava dall'azione, domandava al generale Mollard aiuto di artiglieria e tosto venti pezzi erano condotti dal valente maggiore Revel e posti in buona posizione.
      Appena le truppe si posero in movimento, un fracasso assordante delle artiglierie che battevano di fronte e di fianco, avvertiva il nemico che i nostri stavano per piombargli addosso. Centinaia di tamburi battevano la carica, le trombe dei bersaglieri la suonavano ai punti estremi ed al centro; un urrah generale scoppiava da un punto all'altro delle colonne convergenti che, a baionetta spianata(56), si slanciavano sulla posizione e ne toccavano la cima. I generali, gli ufficiali, tutti alla testa dei loro soldati, incuoravanli col grido "Avanti, avanti". Il nemico ne fu scosso, non sostenne l'urto tremendo, cominciò ad oscillare ed infine voltate le spalle si diede alla fuga; e allora l'Avogadro, comandante il 2° squadrone di cavalleria, collo assenso del colonnello Ricotti lo assalì con carica brillantissima, lo sbaragliò e lo pose in rotta disordinata verso Pozzolengo, lasciando nelle nostre mani numerosi prigionieri.


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Ricordi di un garibaldino dal 1847-48 al 1900
di Augusto Elia
Tipogr. del Genio Civile
1904 pagine 508

   





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