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      Due grosse case coloniche si ergevano in quello spazio, l'una nel piano, l'altra a mezza costa.
      Il combattimento si accese innanzi alla casa di sotto, che le cinque compagnie di bersaglieri raccoltesi là intorno, difesero valorosamente contro tre battaglioni pontifici, carabinieri e svizzeri, il primo cacciatori indigeni ed i zuavi franco-belgi con due cannoni; dopo accanitissima resistenza, soprafatti dal numero, i bersaglieri ripiegarono alla casa di sopra, che egualmente tennero con tenacia e che pur dovettero sgombrare. Ma, accorsi a sostegno, prima due e poi due altri battaglioni del 10° reggimento fanteria con due cannoni, dopo pugna ostinata le due case vennero riprese; ed invano varcarono il Musone e si schierarono in battaglia gli altri due battaglioni del Pimodan, che vi perdeva la vita, ed i quattro della colonna Lamoricière con tutta la loro artiglieria. Queste truppe non ressero a lungo al fuoco delle truppe italiane e si ruppero, sbandandosi quali verso Loreto, altre verso Recanati; mentre alcuni piccoli drappelli si diressero verso Umana. Riuscì a pervenire in Ancona solo il generale Lamoricière con pochi dei suoi, deludendo la vigilanza dei nostri.
      Alle 2 del pomeriggio il combattimento era cessato.
      Dalla parte di Ancona tuonava il cannone. Fin dalle 8 di mattina la flotta aveva aperto il fuoco contro la piazza, danneggiando le opere di Monte Cardetto e di Monte Marano; verso sera si ritrasse al largo avendo raggiunto il suo scopo, cioè quello di distogliere il presidio della piazza dal portare soccorso ai combattenti di Castelfidardo.


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Ricordi di un garibaldino dal 1847-48 al 1900
di Augusto Elia
Tipogr. del Genio Civile
1904 pagine 508

   





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