Pagina (303/508)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

     
      All'alba del 27 Garibaldi entrava in Palermo, la sentenza restava sospesa e dopo tre giorni era reso libero cittadino in libera terra. Da quel giorno Giuseppe Bennici giurava affetto eterno e fede costante al liberatore Giuseppe Garibaldi; Bixio lo vide, lo volle con sè e ne fece il suo aiutante.
      Dopo quasi due anni nell'agosto del 1862 in Adernò gli veniva ordinato di battersi contro Garibaldi che con la medesima bandiera dei plebisciti marciava alla liberazione di Roma, o, se meglio gli fosse piaciuto, rassegnasse le sue dimissioni. Il giovane non aveva di ricchezza che la sua sciabola, e tutto il suo avvenire era basato nell'intrapresa carriera militare; ma per lui la riconoscenza verso il suo liberatore s'imponeva, e depose le spalline. Incontrato Garibaldi a Catania, si univa a lui ed ai suoi vecchi compagni di Calatafimi e del Volturno. Ad Aspromonte venne fatto prigioniero; trasportato alla Sede del comando del generale Pallavicini, gli si partecipava che sarebbe stato fucilato. Alla mezzanotte, data la muta alla guardia, il capo scorta gli ordinava di seguirlo; gli si fece percorrere tutta la linea degli avamposti e lo si accompagnava al posto, ove doveva essere fucilato, quando sopraggiunse un ufficiale latore di un contr'ordine.
      L'indomani sotto buona scorta fu mandato a Scilla, il 31 a Reggio ed il 1 settembre fu trasportato a Messina e rinchiuso nel forte Gonzaga. Il 9 di ottobre era condotto innanzi al tribunale militare, dal quale veniva emanata la seguente sentenza:


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Ricordi di un garibaldino dal 1847-48 al 1900
di Augusto Elia
Tipogr. del Genio Civile
1904 pagine 508

   





Garibaldi Palermo Giuseppe Bennici Giuseppe Garibaldi Bixio Adernò Garibaldi Roma Garibaldi Catania Calatafimi Volturno Aspromonte Sede Pallavicini Scilla Reggio Messina Gonzaga