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      Ora il grido del Veneto che abbisogna dell'esercito e dell'Italia costituita come è, sarà infallibilmente monarchico. Su questo punto il re non ha dunque da temere.
      Data questa sicurezza, il migliore accordo è quello di lasciarci fare, e apprestarsi a cogliere rapidamente l'opportunità che noi cercheremo di offrire.
      Garibaldi è l'anima d'ogni moto di volontari. Nessuno può dubitare sulla di lui adesione alle dichiarazioni che io feci sul principio di questa mia lettera. Ma sono convinto, che la di lui azione dovrebbe essere lasciata libera ed indipendente. S'intende che i primi fatti di guerra governativa regolarizzerebbero il contatto dell'insurrezione e del capo dei volontari col disegno generale strategico.
      Potete comunicare al re questa mia e credetemi vostro
     
      G. Mazzini
     
      La risposta di Vittorio Emanuele fu:
      Avere comuni lo slancio e il desiderio di fare con la persona di cui si parla. Giudicare le cose da me e con la massima energia, non con timide impressioni altrui.
      Ma sappia la persona che gravi sono i momenti, che bisogna ponderarli con mente calma e cuore ardente, che io e noi tutti vogliamo e dobbiamo compiere nel più breve spazio di tempo la grand'opera; ma guai a noi tutti se non sappiamo ben farlo, o se, abbandonandoci ad impetuose intempestive frenesie, venissimo a tale sciagura da ripiombare la patria nostra nelle antiche sventure.
      Il momento non è ancora maturo; fra breve, spero, Dio aiuterà la patria nostra.
     
      V. E.
     
      Il 2 di maggio in un autografo il Re faceva a Mazzini questa risposta:


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Ricordi di un garibaldino dal 1847-48 al 1900
di Augusto Elia
Tipogr. del Genio Civile
1904 pagine 508

   





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