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      Concentrate le maggiori forze italiane fra Badia e Rovigo, con la sinistra, forte da poter reggere ad un'energica offesa proveniente da Legnago facile sarebbe stata la riduzione dei quattro piccoli forti di Rovigo col gran materiale di artiglieria rigata di cui si disponeva; così con Rovigo in mano era assicurato il passo dell'Adige e l'arciduca comandante le forze austriache veniva obbligato o a dar battaglia con tutti gli svantaggi d'inferiorità numerica nei pressi di Padova, o chiudersi in Verona, o retrocedere verso il Piave.
      Così la campagna ci sarebbe iniziata nel modo il più brillante.
      La Marmora rifiutò recisamente di operare nel Po; adottò invece un mezzo termine che doveva infine condurre a cattivi risultati. Fu quindi stabilito che i primi tre corpi di armata eseguirebbero una seria dimostrazione sul Mincio onde attrarre da quel lato le forze dell'arciduca, mentre il 4° Corpo, varcato il Po marcerebbe su Rovigo di cui s'impadronirebbe, attendendo per inoltrarsi oltre l'Adige, di essere raggiunto dal grosso dell'Esercito, che vi si porterebbe mediante una marcia di fianco, utilizzando la ferrovia dell'Emilia. Se la dimostrazione accennata non fosse riuscita e che l'arciduca avesse opposti gravi ostacoli al passaggio del basso Po, era allora Cialdini che sarebbe andato a raggiungere La Marmora sul Mincio.
      Fissato dal La Marmora questo piano, nella mattina del 19 giugno, dal comando supremo dell'Esercito fu ordinato che all'alba del domani il 1° Corpo si avanzasse a prendere posizione sulle alture tra Pozzolengo e Volta in modo da poter chiudere il passo ad ogni sortita da Peschiera sulla destra del Mincio; che il 3° Corpo d'armata si avanzasse su Goito legandosi a sinistra col 1° sotto Volta e a destra col 2° per Rivalta; che il 2° Corpo si appressasse a Mantova, senza passare il confine, ma in modo da potere al rompere delle ostilità, impadronirsi subito di Curtatone e minacciare Borgoforte; che la divisione di cavalleria muovesse nella notte per porsi tra Castiglione delle Stiviere, San Cassiano, Guidizzolo e Medole.


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Ricordi di un garibaldino dal 1847-48 al 1900
di Augusto Elia
Tipogr. del Genio Civile
1904 pagine 508

   





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