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      Appena si seppe in Roma che bande di garibaldini erano entrate nel territorio del papa, il governo non ebbe pił ritegno. Chiuse alcune delle porte della cittą; le altre fortemente custodite; sorvegliati gli alberghi e le case; cacciati i forestieri sospetti; infine rigori e vessazioni di ogni sorta; difficile quindi pił che mai preparare una sommossa, senza che la polizia non ne venisse a cognizione.
      Cucchi Francesco era stato incaricato, con amplissima credenziale di Garibaldi, d'intendersi col Comitato d'insurrezione e coi membri della Giunta Nazionale per promuovere e dirigere il movimento di Roma.
      A coadiuvare il colonnello Cucchi erano entrati in Roma, il maggiore Guerzoni il maggiore Adamoli, il colonnello Bossi, il Cella, i quali sfidando ogni pericolo lavoravano indefessamente perchč scoppiasse la scintilla rivoluzionaria ma, nonostante i prodigi d'operositą e d'ardire del Cucchi e dei suoi compagni, i preparativi per l'audace impresa non si erano potuti completare; e, quel che peggio, le armi, senza le quali i congiurati romani si protestavano impotenti a qualunque tentativo, non erasi ancora trovato modo di farle entrare in Roma.
      Ma da quelli di Firenze si scriveva al Cucchi "una schioppettata, una sola schioppettata entro Roma e basta"; e la schioppettata fu tirata.
      Disegno dei cospiratori era d'assalire il Campidoglio, impadronirsene ed asserragliarvisi. Un drappello di congiurati guidati dal Cucchi e dal Costa Nino era incaricato di questa faccenda.


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Ricordi di un garibaldino dal 1847-48 al 1900
di Augusto Elia
Tipogr. del Genio Civile
1904 pagine 508

   





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