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      Dopo la sconfitta di Coatit e la disastrosa ritirata da Senafé, Ras Mangascià, mentre faceva proteste di amicizia e mostravasi al generale italiano animato dal desiderio di pace, cercava d'altra parte di raccogliere soldati, ed avendo posto il campo coi suoi a due giornate da Adigrat, era di ostacolo alla pacificazione della regione. In tale stato di cose l'occupazione di Adigrat, capitale dell'Agame, per parte nostra s'imponeva.
      Nella metà di marzo Barattieri intimava a Mangascià di disarmare; e siccome invece di disarmare egli continuava a dare molestie, il generale decise di varcare il confine ed occupava militarmente Adigrat.
      Intanto le informazioni che venivano dallo Scioa confermavano sempre più la notizia che Menelik era deciso di portare forte aiuto a Mangascià. Nel suo rapporto al Ministro degli Esteri il governatore dell'Eritrea informava dello stato delle cose, concludendo che bisognava essere pronti ad una grossa guerra pel prossimo dicembre.
      E fu in seguito a tali notizie che il Ministero, non essendo d'accordo sulle misure da prendersi, reputò opportuno di chiamare il governatore in Italia col seguente telegramma:
     
      Roma, 8 luglio
     
      Il governo desidera conferire verbalmente sulla situazione preveduta pel prossimo autunno. La preghiamo prendere disposizioni opportune per una sua breve assenza dalla Colonia
      .
      Crispi-Blanc-Mocenni.
     
      Prima di lasciare la Colonia il generale disponeva che a vigilare le regioni occupate, il maggior Toselli ponesse la sua dimora nell'Agame e che il maggior Amelio si stabilisse nel Tigrè dominando Adua dal colle di Fremona.


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Ricordi di un garibaldino dal 1847-48 al 1900
di Augusto Elia
Tipogr. del Genio Civile
1904 pagine 508

   





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