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      Per il suo eroismo, per la sua ammirevole condotta, veniva decorato della Croce all'Ordine militare di Savoia.
      Della rotta della brigata Arimondi di questo tragico fatto - nulla si sapeva nella colonna Dabormida, e certamente non fu avvertita neppure dal battaglione De Amicis del 4° reggimento Brusati, che dalle 10 si era schierato sull'altura dominante il colle d'accesso alla vallata, posizione che gli era stato ordinato di occupare per proteggere il fianco della brigata Arimondi e per cercare il contatto colla brigata Dabormida, altrimenti quel battaglione non si sarebbe limitato a rimanere in quella posizione per proteggere le spalle della brigata Dabormida, ma si sarebbe fatto un dovere di avvisarne prima il Dabormida, poi di accorrere senz'altro in aiuto della brigata alla quale apparteneva il suo reggimento.
      E il De Amicis non stette a lungo inoperoso; visto la Brigata Dabormida impegnata nella valle sottostante, persuaso che la sua presenza nell'altura non aveva più scopo, perchè sulla destra della direttrice di marcia un'altra brigata aveva impegnato il combattimento, scese dal colle per correre in appoggio ai combattenti; però aveva appena lasciata l'altura che alcuni cavalieri Galla si mostravano sul colle abbandonato; il De Amicis vide subito la necessità di ritornare sull'abbandonata posizione ed a passo di corsa si mosse per rioccuparla; sotto il fuoco nemico il battaglione potè raggiungere un recinto murato, ed ivi trincerarsi.
      Nel frattempo il generale Dabormida inteso il fuoco di fucileria sull'altura occupata dal De Amicis mandava ordine al maggiore Rayneri di mandare la sua 1a compagnia a scorta dell'artiglieria, e col resto del battaglione portarsi a rinforzare le truppe del De Amicis, scacciare il nemico e liberare la brigata da qualsiasi minaccia da tergo; l'aiuto giunse in tempo e il nemico potè essere respinto nella sottostante vallata proveniente dal Rabbi Arienni; e fu fortuna che anche il 13° battaglione valendosi di altro recinto in muro a secco assieme al 5° battaglione, poterono occupare solidamente le due alture a tergo e resistervi fino a sera, senza di che la brigata Dabormida(185) avrebbe visto precipitarsi alle sue spalle la maggior parte del grosso del nemico che ritornava dall'avere rotte e disperse le altre due brigate, ed avrebbe avuto preclusa ogni via di ritirata.


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Ricordi di un garibaldino dal 1847-48 al 1900
di Augusto Elia
Tipogr. del Genio Civile
1904 pagine 508

   





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