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      Fu in questo momento che accadde un fatto il quale sarà sempre un dolore per l'Italia.
      Fra i primi che giunsero sulla cresta della collina vi erano alcuni ufficiali del mio stato maggiore, tutti provvisti(193) di fucile. Con essi si trovava il nostro Antonio Fratti. Raggiunta che ebbi in pochi minuti la sommità, mi sentii dire: Generale, Fratti è ferito! Mi rivolsi al piccolo gruppo che si allontanava col ferito, e chiesi:
      Come sta Fratti?" Mi fu risposto "è morto".
      Ne sentii dolore vivissimo!
      Povero Fratti! fu destino che dovesse trovare l'estremo giaciglio là sotto un salice sulla sponda del Pentamili!
      All'apparire dei nostri il movimento in avanti del nemico si era arrestato; ma tutto il fuoco lo aveva concentrato sulla collina e le Camicie Rosse presentavano uno splendido(194) bersaglio tanto che in un momento ne caddero parecchie.
      Il capitano Capelli comandante della 1a compagnia, mio figlio Beppino ed altri sette o otto si erano già slanciati giù del pendio contro il nemico strapotente; immediatamente diedi ordine a Martinotti(195) di abbandonare la collina e di avanzare, a passo di carica, contro il nemico.
      La 2a, 3a, 4a compagnia furono spinte avanti in sostegno del movimento sulla sinistra, e quattro compagnie greche (3° battaglione comandante Martini), sulla destra.
      La sezione francese - sotto de Barre - seguì il battaglione italiano; e la sezione inglese - sotto Erio Short - si unì al battaglione greco.
      Ramos, greco, mio compagno indivisibile si mise alla testa dei suoi connazionali, e Mereu di quella della nostra destra.


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Ricordi di un garibaldino dal 1847-48 al 1900
di Augusto Elia
Tipogr. del Genio Civile
1904 pagine 508

   





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