Pagina (2/63)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

     
      Quel tanto che della sua produzione scientifica è pervenuto insino a noi non è stato purtroppo ancora tradotto nella nostra lingua, e così, in questi tempi nei quali il greco originale e la veste latina, che il rinascimento si affrettò a darvi per metterla alla comune portata d'allora, vanno diventando l'appannaggio d'un numero sempre più ristretto di studiosi, accade che molti di quelli che pur vanno per la maggiore e parlano e scrivono di Archimede non lo conoscono che attraverso una traduzione, e ad ogni modo non sono in grado nè di gustare il testo originale nè di apprezzare le buone versioni che se ne hanno nell'altra lingua classica.
      Sul declinare della vita, e prossimi ormai a conchiudere una attività quasi per intero dedicata alla storia delle scienze, abbiamo voluto tentar di ritrarre questa straordinaria figura in modo da farne comprendere tutta la grandezza a chi non abbia potuto accostarsi alle di lui opere; e per questi soltanto abbiamo scritto, augurandoci non lontano il giorno in cui o se ne tragga in luce la versione che giace dimenticata tra le carte dell'ultimo discepolo di Galileo, o le forze riunite di un filologo e di un geometra diano all'Italia una edizione italiana di tutti gli scritti del più grande matematico dell'antichità, che pienamente soddisfi alle crescenti esigenze dei nuovi tempi.
     
      I.
     
      Della più bella di tutte le isole, come chiama Diodoro la sua Sicilia, i miti, i poeti e gli storici narrarono fin dai più remoti tempi le maraviglie: ai Sicani ed ai Siculi, che primi la abitarono, vennero dai Fenici commerci, industrie e ricchezze, e i Greci vi trapiantarono l'ormai avita loro coltura.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Archimede
di Antonio Favaro
Formiggini Editore Roma
1923 pagine 63

   





Archimede Galileo Italia Diodoro Sicilia Sicani Siculi Fenici Greci