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      Discussioni ancor più gravi ebbero luogo circa il modo nel quale i movimenti venivano prodotti. Sesto Empirico sembra ravvisarvi uno di quegli automi che non furono sconosciuti all'antichità; il Cardano non ammette in via assoluta che la macchina fosse mossa da contrappesi, e crede più verisimile che il movimento fosse determinato dall'aria racchiusa, cosa questa assai più facile a dirsi che non a spiegarsi; non esclude tuttavia che si trattasse d'un artifizio di ruote le quali si dessero tra loro vicendevole moto, senza però dire di che genere fosse la forza che lo determinava; ed il Kircher arrivò fino a scrivere che la macchina fosse mossa da forza magnetica o da qualche moto simpatico. Assai più probabile è che il moto fosse generato da un meccanismo idraulico, poichè anche in questo ramo di applicazioni erano straordinariamente progrediti gli antichi, e a dimostrarlo basterebbero gli Spiritali di Erone, cosicchè si possa assumere con qualche ragione che Archimede fosse passato maestro, come in tanti altri, anche in questo ramo della meccanica. Manilio infatti, riferendosi al secolo di Augusto, scrive dei meccanici che sapevano costruire sfere artificiali e dare una immagine dei moti celesti mercè l'azione dell'acqua che produce movimenti circolari ed uniformi; e di uno di questi meccanici, Posidonio, il nome ci fu conservato da Cicerone.
      Nè vogliamo passare sotto silenzio che si volle vedere una allusione alla Sfera di Archimede in quei versi nei quali Ovidio, tenendo parola della forma circolare del tempio di Vesta, dice:


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Archimede
di Antonio Favaro
Formiggini Editore Roma
1923 pagine 63

   





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