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      «Arte Syracosia suspensus in aere clausoStat globus, immensi parva figura globi»
     
      ma è dubbio se le parole «Arte Syracosia» stiano ad indicare la meccanica in generale, oppure propriamente la invenzione di Archimede; e dubbio pure che nella Sfera di questo il globo centrale rappresentante la terra fosse mantenuto al centro dalla pressione dell'aria, oppure che la terra vi si trovasse in equilibrio conforme ai principii della meccanica, precisamente perchè essa è nel centro del mondo e sferica, come insegnava generalmente, salve le ben note eccezioni, la cosmografia dell'antichità. Molto di più noi sapremmo a questo proposito se fosse giunto insino a noi quel libro sulla Sferopea che, secondo Pappo e Proclo, sarebbe stato scritto da Archimede e nel quale pare fosse principalmente trattato della costruzione della sua sfera e di analoghi meccanismi.
      Ora, perchè Archimede abbia potuto costruire quel congegno, che più propriamente si direbbe oggidì Planetario, non è dubbio ch'egli dovesse essere grandemente versato nell'astronomia, e lo attestano molti autori e tra gli altri Ipparco, come si legge nell'Almagesto di Tolomeo, il quale però, come conferma anche Galileo nel famoso Dialogo, diffidò d'uno strumento armillare che Archimede avrebbe costruito per prendere l'ingresso del sole nell'equinoziale.
      Anche Tito Livio e Plutarco scrivono degli studii astronomici di Archimede, ma la maggiore e più sicura prova è fornita da lui stesso in principio del suo Arenario, là dove descrive il metodo da lui ideato per misurare il diametro apparente del sole.


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Archimede
di Antonio Favaro
Formiggini Editore Roma
1923 pagine 63

   





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