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      Conscio della gravità dell'argomento, Galileo ben comprendeva come il dichiararsi semplicemente seguace delle dottrine copernicane poteva riuscire di ben poco profitto per diffonderle e per farle accettare: era mestieri che nuove ricerche, nuove scoperte nell'ordine astronomico e fisico, ne dimostrassero la piena ed assoluta verità, ponendole affatto fuori di questione.
      Dal fin qui detto scaturisce adunque senza dubbio alcuno la conseguenza già annunciata, cioè che Galileo durante la sua dimora a Padova, nel suo insegnamento ordinario, così pubblico come privato, e trattando così della Sfera come dell'Almagesto, come infine delle teoriche dei pianeti, non si scostò affatto dalle opinioni tolemaiche, per quanto fino d'allora fossero contrarie alle sue intime convinzioni; e soltanto in una lettera a Iacopo Mazzoni, che del documento epistolare ha semplicemente la forma, dichiarò di tenere per assai più probabile la opinione dei Pitagorici e del Copernico circa il moto e sito della terra che l'altra di Aristotele e di Tolomeo.
      L'attività didattica di Galileo nei dieciotto anni della sua dimora a Padova, ch'egli stesso chiamò i più felici di tutta la sua vita, non si rimase, come per incidenza abbiamo già accennato, entro il recinto dello Studio, ma al pubblico insegnamento accoppiò il privato, impartito a scolari ed a gentiluomini, alcuni dei quali, conforme l'usanza del tempo, stavano a dozzina nella stessa sua casa. E tra essi qualcuno fu più tardi decorato della porpora, e salì sul trono.


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Galielo Galilei
di Antonio Favaro
Bietti Milano
1939 pagine 58

   





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