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      Nessuna circospezione, scrive egli, sia stimata soverchia, quando si tratti di quelle cognizioni che non sono de fide, e alle quali possono arrivare l'esperienza e le dimostrazioni necessarie, perciocchè perniciosissimo sarebbe l'asserire come dottrina risoluta dalle Sacre Lettere alcuna proposizione della quale una volta si potesse avere dimostrazione in contrario. Nelle dispute dei problemi naturali, non si cominci pertanto dalle autorità di luoghi delle Scritture, ma dalle sensate esperienze e dalle dimostrazioni: procedono del pari dal verbo Divino, la Scrittura Sacra e la Natura, quella come dettatura dello Spirito Santo, e questa come osservantissima esecutrice degli ordini di Dio; ma nelle Scritture, per accomodarsi all'intendimento dell'universale, è convenuto dir molte cose, quanto all'aspetto ed al nudo significato delle parole, diverse dal vero assoluto; mentre all'incontro la Natura è inesorabile, e mai trascendente i termini delle sue leggi, come quella che nulla cura che le sue recondite ragioni e modi di operare siano esposti alla capacità degli uomini.
      Quello adunque che gli effetti naturali o la sensata esperienza ci pone innanzi agli occhi, e le necessarie dimostrazioni ci concludono, non deve in conto alcuno essere revocato in dubbio, nonchè condannato, per luoghi della Scrittura che avessero nelle parole diverse sembianze, perchè non ogni detto della Scrittura è legato ad obblighi così severi, come ogni effetto della Natura, nè meno eccellentemente ci si scuopre Iddio negli effetti naturali che ne' sacri detti delle Scritture.


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Galielo Galilei
di Antonio Favaro
Bietti Milano
1939 pagine 58

   





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