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      Chi, esclama Galileo, chi vorrā porre termine agli umani ingegni? Chi vorrā asserire, giā essersi veduto e saputo tutto quello che č al mondo di sensibile e di scibile? E per questo, oltre agli articoli concernenti alla salute e allo stabilimento della fede, contro la fermezza de' quali non č pericolo alcuno che possa insurgere mai dottrina valida ed efficace, sarebbe ottimo consiglio non ne aggiunger altri senza necessitā: e se cosė č, quanto maggior disordine sarebbe l'aggiungerli a richiesta di persone, le quali, oltrechč noi ignoriamo se parlino inspirate da celeste virtų, chiaramente vediamo come siano del tutto ignude di quell'intelligenza, che sarebbe necessaria, non pure a redarguire, ma soltanto a capire le dimostrazioni con le quali le acutissime scienze procedono nel confermare simili conclusioni.
      Spetti dunque all'autoritā delle Sacre Lettere il persuadere agli uomini quegli articoli e quelle proposizioni che sono necessarie per la salute delle anime e superando ogni umano discorso, non possono per altra scienza nč per altro mezzo farsi credibili che per la bocca dello Spirito Santo; ma non si imponga come necessario il credere che quel medesimo Dio abbia voluto che noi rinunziassimo all'uso dei sensi, del discorso e dell'intelletto dei quali ci ha dotati, e darci con altro mezzo quelle cognizioni le quali per essi possiamo conseguire.
      In breve: tra scienza e fede nč superioritā nč soggezione; la scienza, nč sopra nč sotto la fede, ma fuori della fede.
     
      VII.
     
      Questa soluzione, atta a comporre il dissidio senza danno delle parti, ignota all'antichitā e cosė poco compresa anche ai nostri giorni, esasperō la parte teologica, della quale si fece interprete il domenicano Tommaso Caccini, pronunziando nella quarta domenica dell'Avvento 1614 dal pergamo di Santa Maria Novella la famosa invettiva: Viri Galilaei, quid statis adspicientes in coelum? e conchiudendo che la matematica era un'arte diabolica, e che i matematici, come autori di tutte le eresie, avrebbero dovuto essere banditi da tutti gli stati.


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Galielo Galilei
di Antonio Favaro
Bietti Milano
1939 pagine 58

   





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