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      La critica puņ e deve intervertirne le regole, il metodo, la direzione, l'ordine, i precetti per ridurlo alla formola unica: la logica applicata alla materia della logica distrugge tutto, distruggendo sč stessa.
     
     
     
      Capitolo V
     
      LA CRITICA NELLE TEORIE SCETTICHE
     
     
      Ogni teoria scettica si riduce al momento critico di un sistema staccato dal dogma e rivolto contro il dogma stesso. Per difendere l'ente, la scuola di Elea nega la distinzione delle cose; questa negazione č il momento critico degli eleati; afferrate la negazione, rivolgetela contro l'ente; avrete le teorie scettiche dei sofisti. Platone e Aristotele spiegano il mondo colla ragione, sacrificano alla ragione le cose sensibili; questo sacrificio costituisce il loro momento critico. Staccatelo dal platonismo e dal peripatetismo; rivolgetelo contro la ragione, avrete le teorie di Pirrone e de' suoi successori. Il cartesianismo dubita della natura, del non-io, del senso di tutto ciņ che non č nč chiaro, nč evidente; crede solo alle idee e a Dio, l'idea di tutte le idee. Isolate il dubbio cartesiano, applicatelo alle idee e a Dio, sarą lo scetticismo di Berkeley e, pił tardi, di Davide Hume.
      La nostra formola, la dominazione della logica che si distrugge da sč, abbraccia, riassume e oltrepassa tutte le toerie scettiche. Per dimostrarlo basterą analizzare la tradizione scettica.
      Presso i sofisti l'arte del dubbio č nell'infanzia. I sofisti ignorano compiutamente l'istrumento della critica; non conoscono nemmeno il sillogismo, trascurano l'equazione, e sono ridotti alla dialettica dell'identitą. Questa č la dialettica dell'essere e del non-essere.


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Filosofia della rivoluzione
di Giuseppe Ferrari
1851 pagine 693

   





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