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      Dunque le idee non sono originate, non nascono, sono innate. Il ragionamento di Platone era rigoroso, esatto, pure diffidiamo di quest'esattezza; collo stesso procedere dimostrasi l'impossibilità di trasmettere le sensazioni, dimostrasi l'impossibilità di trasmettere il moto; qui l'origine delle idee vien negata insieme con tutte le origini, e la negazione si svolge in forza della critica. Non ci è dato di resisterle, convien cedere: non è assurdo il diventare? non è assurdo che l'intelletto acquisti un'idea che non ha? che sia alterato dalle idee trasmessegli dall'esperienza? Platone prendeva quest'assurdo per un problema, il problema era d'altronde letteralmente proposto dai sofisti. «Non s'impara», dicevano essi, «nè quanto si conosce perchè noto, nè quanto s'ignora perchè ignorato.» Platone rispondeva colle idee innate; alla contraddizione critica dei sofisti opponeva una scienza innata, la quale è una vera reminiscenza, per cui non impariamo nulla, e ci limitiamo a ricordarci le nostre proprie idee senza che alcuna di esse venga trasmessa dalla natura. Ma questa scienza innata non appare; prima d'aver veduta la luce, non si ha l'idea de' colori; se le idee fossero innate, se non avessero origine, non sarebbero esse sempre presenti alla nostra mente? La soluzione platonica abbisogna di una nuova soluzione; essa nega l'origine delle idee, e, giusta l'apparenza, le idee nascono: come possono nascere se sono innate? Le idee, replica Platone, sono latenti nell'intelletto, esse devono essere risvegliate in noi dal senso, dal discorso; la rivelazione esterna non le trasmette, ma ne provoca la manifestazione.


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Filosofia della rivoluzione
di Giuseppe Ferrari
1851 pagine 693

   





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