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      Ecco le ipotesi moltiplicate: ad onta dell'apparenza, l'idea č innata, ad onta dell'apparenza, il sapere č ricordarsi, ad onta dell'apparenza, le cose non ci trasmettono le idee, ma le risvegliano in noi: sia pure, ammettiamo tutte le ipotesi per vincere la critica, che vieta alle cose diverse, individuali e variabili di diventare idee nel nostro intelletto, attraversando i sensi. Qual profitto trarremo noi dalla idea innata e latente? Essa appare all'occasione della sensazione, dunque subisce l'influenza della sensazione, dunque il passaggio dall'idea latente all'idea che appare non č logico, dunque č contraddittorio quanto l'origine delle idee. Trascuriamo quest'antinomia, ammettiamo la scienza innata e latente, avremo per conseguenza l'uniformitā e l'unanimitā della scienza presso tutti gli uomini: abbiamo noi tutti le stesse idee intorno al bene, al male, la giustizia, la politica e la religione? L'idea di Platone, presa fuori dell'apparenza, rimane fuori dell'apparenza, non ispiega la varietā delle opinioni, degli usi, dei costumi, delle leggi; la rende impossibile; non ispiega le nostre idee apparenti, le rende impossibili. Nč giova l'invettiva del filosofo contro le passioni accusate di travisare le idee di mostrarci il vero, il bello, il giusto, il bene lā dove non sono, nel male, facendo per tal guisa variare i capricci degli uomini e de' popoli con un delirio multiforme. No; se il bello, il giusto, il bene sono idee, devono essere le stesse in tutti, devono mostrarsi identiche presso tutte le nazioni, devono rendere la ragione infallibile come l'istinto.


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Filosofia della rivoluzione
di Giuseppe Ferrari
1851 pagine 693

   





Platone