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      Reid cercò la transizione del senso comune, termine medio comodissimo; i filosofi e i paesani, i legislatori e i popoli non devono forse attenersi al senso comune? Sventuratamente il senso comune non è il sistema individuale, nè il sistema sociale; non è la scienza di Descartes, nè la fede della Chiesa, e lascia i partiti divisi più di prima: il dilemma attraversa tutte le reti della scuola scozzese, quasi tele da ragno. I teologi si opposero all'individuo a nome della società: accusandolo di follìa, davansi alla critica; provavano la forza della critica, non la necessità nell'individuo di piegarsi e di obbedire alla chiesa. Alcuni liberi pensatori, ma pedissequi all'autorità teologica, che vogliono trasferita alla loro propria filosofia, predicano l'autorità del genere umano, la quale sarebbe peggiore dell'autorità teologica; perchè, in primo luogo, negherebbe l'individuo, prima sorgente della tradizione; in secondo luogo, l'autorità del genere umano è sì incerta, sì incompetente, sì mal fondata e traviata in ogni modo sui dogmi più essenziali della civiltà, che se fosse imposta, ogni uomo di buon senso dovrebbe rifugiarsi net seno della chiesa, ch'è almeno certa e positiva ne' suoi dettami.
      In metafisica non v'ha ripiego; transire dall'individuo al sistema sociale è forza accettare la rivelazione della natura. La società non è società se non nella comunanza delle idee, altrove non esiste, è una mera agglomerazione, non ha valore. Nella comunanza delle idee una è la rivelazione, una la logica; dunque correlativo è il regno dell'individuo e quello del sistema sociale.


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Filosofia della rivoluzione
di Giuseppe Ferrari
1851 pagine 693

   





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