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      In fondo, la religione barbara e locale, perchè dinanzi ad essa la località e il mondo intero, l'assoluto de' metafisici: quest'assoluto potrà poi ingrandire all'infinito. La religione barbara deve fissare gli uomini alla terra, incivilire il suolo, stabilire la società sulla sua base: una volta compita la sua opera prima, la religione diventa mobile, si stacca dalla terra, non ha più patria, non focolari domestici, si fa cosmopolita: il globo perlustrato, le arti, le invenzioni, i lavori delle diverse regioni, avvicinati, scambiati, son materia di principj che non possono più capire in un confine determinato.
      Concludiamo che una è la storia ideale, eterna, nella quale corrono nel tempo le storie particolari di tutte le nazioni; che questa storia conduce all'umanità da tutti i punti della terra, che la diversità dei culti esce dalle sue epoche, non dal clima, non per isolare, ma per associare tutti i viventi. Vico, il primo a pronunziare la parola di storia ideale, s'ingannava nel determinarne le epoche; nè ad altri sarà questa opera agevole: - la storia ideale deve procedere astratta, le è interdetto di pronunziare i nomi degli uomini e delle cose; - si svolge a traverso momenti ideali, con uomini ideali, con vittorie ideali; - non può toccare la terra senza cadere in particolarità, senza mancare al suo carattere di scienza; - non vedo come si potrebbe determinare un Cristo ideale, un Maometto ideale, un Confucio eterno, che siano formola e tipo degli uomini particolari che attuano i diversi momenti de' rispettivi sistemi; - non vedo come questa scienza, involta nelle nubi della nostra ignoranza, possa essere riscontrata nella storia positiva, in cui le similarità de' popoli restano quasi frammenti di scheletri sconosciuti, che la mancanza di un'anatomia comparata non concede di giudicare.


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Filosofia della rivoluzione
di Giuseppe Ferrari
1851 pagine 693

   





Cristo Maometto Confucio