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      L'educazione fondasi tutta nell'abitudine, e riducesi ad una specie di organizzazione fittizia e circolare, innestata sull'orbita della nostra organizzazione naturale. L'analogia è l'abitudine del pensiero rapida come il lampo, per rinchiuderci nei circoli delle nostre cognizioni. Per istinto noi siamo imitatori; i figli imitano i genitori, i servi imitano i padroni; imitansi i difetti, e perfino le malattie. Per istinto l'uomo è superstizioso, e la superstizione non è se non la cieca aspettativa circolare di una serie di accidenti che si son trovati insieme una o più volte.
      I circoli si ripetono nella rivelazione della vita. Noi abbiamo bisogno di contrasti, un solo sentimento non basta alla vita; l'amicizia abisogna di riposo, d'intervalli, al pari dell'amore; i più teneri sentimenti richiedono antitesi energiche. Il moto circolare dei sentimenti mostrasi evidente nelle arti. Si misura il verso, si cerca la rima, siama il ritornello, la melodia circola periodicamente dalla dissonanza all'armonia, l'architettura sviluppa coi contrasti, coi ritorni periodici; essa viola di continuo la simmetria per afferrarla di nuovo. Nei ritornelli, nella rima, nella simmetria, il periodo è rapido come il battito del cuore; nelle nostre azioni si allarga. Darsi al lavoro, agire, lottare, vivere, è un alternare gli stati del nostro essere onde provocare nuovi ritorni: Pirro vuol combattere i Romani per rientrare nella pace de' lari domestici; il vecchio ricomincia la sua vita affezionandosi al destino della nuova generazione.


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Filosofia della rivoluzione
di Giuseppe Ferrari
1851 pagine 693

   





Pirro Romani